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UNA UPS PER LE NOSTRE LOCOMOTIVE

ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE!

CONSIGLIO DI USARE CAUTELA E MISURARE SEMPRE CON UN TESTER IL VALORE DI TENSIONE TRA IL FILO BLU DEL DECODER E IL PUNTO DI MASSA TROVATO SUL PCB DEL DECODER CHE DEVE ESSERE DI CIRCA 14 - 18 VOLT CONTINUI, IN CASO DI DUBBIO USARE SU ENTRAMBI I CAPI DEL CONDENSATORE UNA RESISTENZA DA 47 ohm PER EVITARE DURANTE LA PROVA CHE SI DANNEGGI IL DECODER.
RIMUOVERE LE RESISTENZE
SOLO SE SI E' CERTI CHE TUTTO FUNZIONI (NON DEVONO SCALDARSI NE LE RESISTENZE NE IL CONDESATORE).

ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE!

Quante volte, durante una bella sessione di manovre, magari con anche del pubblico, è capitato il momento dello “show delle percussioni” sul bordo del plastico, per far ripartire la loco bloccata sul cuore di un maledetto scambio inglese, con inevitabili commenti sarcastici alle spalle del tipo “alta tecnologia…vero?”
Un difetto da sempre noto nell’ambiente del fermodellismo delle due rotaie (cioè in corrente continua) è la difficoltà nella presa di corrente con il conseguente andamento a singhiozzo dei modelli. Tale fenomeno deriva da tanti fattori ma quelli più classici sono: rotaie sporche, ruote del mezzo ossidate/sporche, poche prese di corrente sul mezzo, passo corto del mezzo, ecc.
Oltre ai classici metodi come l’aumentare se possibile il numero delle prese di corrente e di tenere sempre in perfetto stato i conduttori (rotaie e ruote), nel tempo sono comparsi sul mercato strani aggeggi elettronici che garantivano, usando l’alta frequenza di “perforare lo sporco”, bha!

Con l’avvento del digitale, il problema della presa di corrente, si è fatto ancora più acuto ed evidente; perché ?
La risposta va cercata nella natura del digitale ossia nel fatto che sui modelli, non c’è più solo l’elettronica passiva di un tempo (i diodi per l’inversione delle luci secondo il senso di marcia, qualche induttanza e condensatore per limitare i disturbi in alta frequenza generati dal motore) ma elettronica attiva cioè il decoder; un concentrato di logica, precisione e potenza in pochi centimetri quadrati.
Tutta questa tecnologia, ha il suo prezzo, deve sempre essere alimentata in modo stabile pena il reset, proprio come avviene con il PC quando improvvisamente arriva un black-out. Nel caso dei PC, già da molti anni il mercato offre una vasta scelta di unità UPS cioè di scatolotti non più grandi di una scatola di scarpe, che, all’arrivo del black-out, mantengono “in vita il” PC quel tanto che basta per, superarlo (se di pochi minuti) o per permetterci di salvare i nostri documenti e spegnere correttamente il PC senza danni (se prolungato).  
Tutto questo spiegone l’ho fatto per far capire che, quello che nei nostri modelli digitalizzati manca, è una UPS in miniatura che ci permetta di far proseguire la locomotiva anche sul solito maledetto scambio inglese.
Vista la piccola esperienza che ho fatto col DCC in questi anni di progetti vari e le informazioni ricavate dal manuale dei decoder della ZIMO, ho cercato di trovare una soluzione semplice ma valida al problema e, dopo varie strade, ho scelto la più immediata, usare un condensatore tampone di elevata capacità che alimenti il decoder (motore e luci comprese) per quel che basta al modello di superare, anche a bassa velocità, il microblack-out.
Da prove condotte, ho stabilito, che la capacità deve rientrare tra i 141 uF (almeno) e i 1128 uF (l’ideale).
141 uF li ritengo il minimo perché possono solo fornire un breve picco di energia capace solo per dare “un calcio in culo” al modello e fargli superare pochi millimetri di rotaia sporca (mezzo  secondo), questa soluzione la ritengo buona solo per quei modelli che hanno già delle buone prese di corrente e passo adeguato, permettendo loro di diventare quasi totalmente insensibili a condizioni sfavorevoli di captazione.
282 uF forniscono già una buona riserva di energia al modello permettendogli un’autonomia di parecchi centimetri (1, forse 2 secondi), è una ottima soluzione per i modelli già di loro buoni e una soluzione discreta per tutti i modelli datati e non che danno un po’ di noie.
564 uF fanno fare alla marcia del modello un salto di qualità senza paragoni, possiamo dimenticarci del maledetto scambio inglese e le nostre sessioni di manovra pubbliche, lasceranno gli spettatori a bocca aperta.
1128 uF sono certamente l’ideale….

Ovviamente ci sono degli ostacoli da affrontare per arrivare ad avere una locomotiva “a prova di black-out” e cioè:

1) Trovare lo spazio per i condensatori.
2) Trovare nei decoder, il punto dove collegare il condensatore.
3) Fare attenzione che la capacità del condensatore non danneggi il decoder e/o    faccia entrare in protezione la centrale.

 

TROVARE LO SPAZIO

Prima di trovare lo spazio dentro al modello, bisogna sapere quanto sono grossi i condensatori. Escludendo i condensatori SMD al tantalio tanto piccoli quanto costosi, la dimensione dei condensatori che useremo dipende dalla loro tensione di isolamento e dalla loro capacità.
La tensione di isolamento deve essere decisa in base a quella presente sul plastico, diciamo che se i produttori di centrali commerciali seguissero le specifiche della NMRA alla lettera, per la scala N basterebbero 16 V e per la H0 27 V ma visto che molto spesso in N si trovano le stesse tensioni della H0 consiglio come scelta obbligata 27 V per entrambe le scale.
La capacità è la seconda scelta da fare in base alle prestazioni del modello, allo spazio che ha dentro; è in ogni caso quasi sempre frutto del compromesso capacità-spazio.
Per esperienza è praticamente impossibile mettere dentro ad un modello un condensatore di capacità maggiore di 100uF pertanto la soluzione di compromesso è stata quella di usare una batteria di condensatori di piccola capacità e dimensione per realizzare un condensatore finale più grosso sfruttando il fatto che più condensatori messi in parallelo, sommano le loro capacità.
Io ho usato il taglio da 47 uF (ecco il motivo di quelle strane capacità che ho scritto sopra)  perché mi permette di avere dei condensatori del diametro di 5 mm lunghi circa 1 cm, quindi i miei condensatori tampone saranno sempre spessi 5 mm lunghi 1,3 cm ( 3mm per le connessioni tra loro) e larghi in base a quanta capacità voglio e posso mettere dentro al modello.

Qui sotto potete vedere la differenza di dimensione di condensatori di stessa tensione di isolamento ma differente capacità:

 

TROVARE NEI DECODER, IL PUNTO DOVE COLLEGARE IL CONDENSATORE

Questa è la fase un po’ delicata della operazione poiché bisogna saper “leggere” il circuito stampato del decoder che si vuole “elaborare”.
Ovviamente ci sono due punti da trovare POSITIVO e MASSA del decoder.
Per il POSITIVO è facilissimo, è il filo blu del decoder cioè il comune delle luci e delle funzioni.
La MASSA invece è leggermente più complicato trovarla e collegarla perché è “nascosta” tra le piste ed i componenti del decoder.
Ci sono due posti dove si può trovare facilmente la MASSA: nel ponte raddrizzatore o sul condensatore di grossa capacità (solitamente 22 uF – 33 uF – 47 uF) che stabilizza la tensione di alimentazione del microcontrollore montato nel decoder.
Nel caso del ponte raddrizzatore bisogna cercare col tester il valore di tensione continua più alta, a quel punto si può risalire alla massa.
Nel caso del condensatore che per esperienza consiglio per la semplicità dell’operazione di riconoscimento dei poli e per la più ampia zona di saldatura, la MASSA E’ SEMPRE SUL PIEDINO NON SEGNATO DA UNA RIGHETTA.
Alcuni produttori di decoder come la ZIMO e LENZ (solo nel caso della serie GOLD), indicano nel manuale i punti dove poter saldare il condensatore o nel caso della LENZ l’USP, pertanto, prima di fare degli errori, vi invito a dare un’occhiata al manuale del decoder che si vuole elaborare forse troverete qualche informazione.

AAA: VORREI CREARE UN PICCOLO DATABASE SULLE CONNESSIONI PER OGNI TIPO DI DECODER, SE VOLETE, POTETE INVIARMI LA FOTO (ALMENO 800x600 16Milioni di colori) DEL LATO FRONTE E RETRO DEL DECODER CHE AVETE O VOLETE ELABORARE. METTERO’ TUTTO IN UN PAGINA DI FACILE CONSULTAZIONE.

FARE ATTENZIONE CHE LA CAPACITÀ DEL CONDENSATORE NON DANNEGGI IL DECODER E/O FACCIA ENTRARE IN PROTEZIONE LA CENTRALE

Il fenomeno si verifica solo quando il condensatore tampone supera i 200 uF (ma nulla vieta di usare lo schema qui sotto anche per capacità inferiori a 200 uF), in pratica, nel momento che al condensatore viene applicata la tensione ai suoi capi, per pochi millesimi di secondo questi genera sull’alimentazione un picco di assorbimento rilevante (in certi casi anche di oltre 1 A), tale picco stressa parecchio il ponte raddrizzatore del decoder e può far scattare la protezione da corto della centrale.
Per ovviare a tale sgradevole fenomeno basta mettere sulla linea positiva il circuito qui sotto illustrato:

Il circuito è molto semplice, in pratica a condensatore scarico, la tensione generata dal decoder carica lentamente il condensatore tramite la resistenza da 100 ohm evitando il picco e il diodo non conduce; appena la tensione di alimentazione cessa, la tensione accumulata dal condensatore fluisce rapidamente al decoder per alimentarlo tramite il diodo che cortocircuita la resistenza.

Qui sotto potete vedere alcuni modelli che ho digitalizzato ed elaborato col condensatore tampone:

          E424 HORNBY RIVAROSSI

    

      E656 LIMA                                                         E633 LIMA

                 

   

       E626 ROCO